Approvato bilancio Assostampa. Lorusso e Tartaglia all’assemblea degli iscritti

IMG_2179Qualità dell’informazione, ampliamento della platea contributiva, innovazione dei prodotti editoriali: questi alcuni dei punti discussi oggi a Bari nel corso dell’assemblea annuale dell’Associazione della Stampa di Puglia, alla presenza del segretario generale della Fnsi Raffaele Lorusso e del direttore della Fnsi, Giancarlo Tartaglia. I lavori, nel corso dei quali sono stati approvati il bilancio consuntivo 2016 e quello preventivo 2017, sono stati introdotti dal presidente dell’Assostampa di Puglia, Bepi Martellotta.

“Parto da due dati che riguardano la gestione separata dell’Inpgi – ha sottolineato il direttore della Fnsi, Tartaglia – il 41% degli iscritti ha un reddito inferiore a 3.000 euro annui, il 36% superiore a 10.000 euro. Si tratta di numeri che non garantiscono la sopravvivenza di molti, anche se per pochi le cifre in ballo sono considerevoli. Occorre quindi allargare la platea contributiva della gestione principale e introdurre nel contratto nuove figure, come il redattore digitale, il redattore grafico, il redattore ricercatore. Sono figure che andranno riportate nell’ambito del lavoro giornalistico, perché laddove c’è ideazione, allora c’è lavoro giornalistico. Gli editori invece vogliono ridurre diritti e contributi”.

“Esiste il problema della qualità – ha detto il segretario Lorusso – ma per alcuni editori se questa c’è, c’è. Se non c’è, ne fa a meno. Di diritti, poi, gli editori non vogliono sentir parlare: al tavolo del rinnovo contrattuale avanzano richieste per finanziare gli esodi anticipati e non per migliorare la qualità dei prodotti o creare occupazione. Dobbiamo prendere atto che c’è una controparte che chiede solo di declinare il verbo tagliare. Diritti, qualità e innovazione non sono presenti nel dibattito e sarebbe gravissimo se il governo assecondasse questa visione di cortissimo respiro.

A questo ci opponiamo: servono fatti concreti e perciò chiediamo l’avvio del confronto con il Governo sull’occupazione. Se non otterremo risultati, dovremo mobilitarci, portare i colleghi in piazza. Anche perché, nonostante il jobs act e la cancellazione della tutela dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, gli editori non assumono lavoratori dipendenti perché hanno buon gioco a utilizzare lavoro precario o, peggio ancora, di giornalisti pensionati. Gli editori devono tronare a fare gli imprenditori, farsi carico dell’emergenza occupazione e della necessità di costruire percorsi di inclusione per chi nel mercato del lavoro c’è già, ma senza alcun diritto”.

“Occorre – ha incalzato Lorusso – che il processo di riforma dell’Ordine prosegua e si metta mano all’accesso alla professione, oggi sregolato e in balia di meccanismi che finiscono per alterare il mercato del lavoro. Inoltre occorre dire no al lavoro gratuito: circolano troppi dopolavoristi, troppi pensionati che si offrono gratuitamente agli editori in cambio di una visibilità da far fruttare altrove o semplicemente ‘per non uscire dal giro’, come se il giornalismo fosse un hobby”.

Infine Lorusso ha auspicato un percorso che consenta di dare regole al settore digitale per far emergere dal sommerso il lavoro di almeno due o tremila giornalisti”.