Casarano, la Fnsi parte civile al fianco di Marilù Mastrogiovanni

La Federazione nazionale della Stampa italiana in aula al fianco di Marilù Mastrogiovanni. Il giudice Fabrizio Malagnino del tribunale penale di Lecce ha accolto la richiesta di costituzione di parte civile del sindacato nei confronti dell’ex sindaco dai Casarano Gianni Stefano, dell’ex consigliere comunale Luigi Loris Stefano e di Luca Legittimo, tutti e tre accusati di diffamazione aggravata nei confronti della giornalista Marilù Mastrogiovanni per le loro reazioni ad un articolo della cronista.

In particolare, è stata ammessa la costituzione della Fnsi «quale tutrice per previsione statutaria – si legge nel provvedimento – della libertà di stampa ed informazione offese dalle condotte ascritte agli imputati in danno della persona offesa, in quanto giornalista, peraltro iscritta a tale sindacato».

La Federazione della Stampa è assistita dai legali Roberto Eustachio Sisto e Italia Mendicini. «L’ammissione della Fnsi – commentano gli avvocati Sisto e Mendicini – certifica, ancora una volta, la bontà delle ragioni del sindacato e ne legittima l’impegno al fianco dei giornalisti che spesso, troppo spesso, diventano bersaglio di inaccettabili condotte volte a limitare il diritto di cronaca e di informazione».

Prossima udienza il 15 aprile 2021.

 
“Sono fiera di avere al mio fianco, costituitasi come parte civile, la FNSI-Federazione nazionale della stampa italiana, nel procedimento contro chi mi ha offesa, denigrata, minacciata. La FNSI, il segretario Raffaele Lorusso, a cui va la mia riconoscenza, con gli avvocati Francesco Paolo Sisto e Roberto Eustachio Sisto mi è stata vicina in questa difficile e dolorosa vicenda, che prende le mosse dal sequestro preventivo del mio giornale, Il Tacco d’Italia, da parte della magistratura leccese, su richiesta di una holding che, dopo le mie inchieste investigative, è stata commissariata per mafia e lo è tutt’oggi, dopo oltre 4 anni. Ne sono seguite una pioggia di querele, su più procure e da parte di più soggetti, querele in gran parte archiviate. Ma dobbiamo denunciare con forza il fatto che il fenomeno delle querele temerarie, le cosiddette SLAPP, e delle minacce via web e via social è in crescita e ne sono oggetto soprattutto le donne giornaliste. Se le vittime sono giornaliste precarie, il chilling effect, cioè l’effetto paralizzante, il bavaglio, è assicurato: è urgente dunque l’approvazione della legge contro le querele temerarie. Inoltre, i giudici non riconoscono facilmente la specificità della violenza di genere nell’hate speech on line nei confronti delle donne giornaliste, che viene “derubricato” a mera diffamazione, anche se aggravata. Di conseguenza c’è ancora molta e diffusa resistenza nell’identificare la radice sessista e discriminatoria, densa di stereotipi contro le donne, alla base della violenza di genere on line.
Su questi due punti è concentrato tutto il mio impegno anche in istituzioni internazionali come Unesco”.