La Gazzetta oggi non è in edicola. I giornalisti contestano il bando dei curatori: rischia di andare deserto

Oggi 7 novembre, la Gazzetta del Mezzogiorno non è in edicola a seguito dello stato di agitazione indetto dai giornalisti riuniti in assemblea permanente. Di seguito il testo approvato dall’assemblea di Redazione.

I Giornalisti della Gazzetta del Mezzogiorno manifestano pubblicamente forti perplessità rispetto all’attuale fase della procedura fallimentare della Edisud spa, società che edita il quotidiano leader di Puglia e Basilicata, di cui è stata recentemente sancita l’interruzione dell’esercizio provvisorio che dal 15 giugno, data della dichiarazione di fallimento, ha garantito la regolare uscita in edicola.

La sopravvivenza della “Gazzetta”, la cui importanza per il territorio è stata ribadita dal Tribunale di Bari finanche all’interno della sentenza dichiarativa di fallimento, è oggi legata agli esiti di un bando per l’affitto del ramo di impresa della Edisud che, ad un sommario esame, contiene non solo grossolani refusi (ad alcuni giornalisti è attribuito uno stipendio 10 volte più alto di quello reale) e omissioni di documenti fondamentali (è mancante la bozza di contratto necessaria all’emissione della fideiussione), ma clausole che non garantiscono – anzi forse scoraggiano – la più ampia partecipazione dei soggetti che pure si sono dichiarati interessati a rilevare la testata.

Per non parlare del poco tempo disponibile per chi volesse tentare, tramite un accordo con le Rappresentanze Sindacali, di circoscrivere il perimetro del ramo di azienda da affittare, e del mancato accordo tra la curatela Edisud e la curatela della Mediterranea, società proprietaria della testata “La Gazzetta del Mezzogiorno”, essa pure fallita.

I Giornalisti della Gazzetta non intendono in alcun modo interferire con le prerogative che la Legge Fallimentare affida al Tribunale e agli organi della procedura e sono ben consci che l’obiettivo di una procedura concorsuale è la soddisfazione dei creditori, ma hanno tuttavia l’obbligo di segnalare che dalla procedura sarebbe ragionevole attendersi un esito – quale che sia – capace di garantire la continuità dell’informazione prodotta dalla Gazzetta negli ultimi 133 anni.

Viceversa, un bando che andasse deserto comporterebbe necessariamente la sospensione delle pubblicazioni con un impatto catastrofico sull’occupazione e soprattutto sul diritto d’informazione di pugliesi e lucani in un momento come il presente caratterizzato dall’emergenza Covid. L’esercizio provvisorio, peraltro, era proprio funzionale all’individuazione di un percorso che potesse dare continuità alla storia del quotidiano: appare dunque davvero poco comprensibile la scelta che ha portato alla pubblicazione del bando a 10 giorni lavorativi dalla cessazione dell’esercizio provvisorio.

Per questi motivi, i Giornalisti della Gazzetta del Mezzogiorno si sono autoconvocati in assemblea permanente e rimarranno riuniti, auspicando un intervento chiarificatore da parte dei curatori fallimentari.

La Redazione de La Gazzetta del Mezzogiorno

FNSI: CURATORI FALLIMENTARI FACCIANO CHIAREZZA – La Federazione nazionale della Stampa italiana e le Associazioni della Stampa di Puglia e Basilicata “sostengono la protesta della redazione della Gazzetta del Mezzogiorno. Per questo – si legge in una nota – tornano a chiedere chiarezza ai curatori fallimentari. La fine dell’esercizio provvisorio, fissato al 21 novembre prossimo, e il bando per l’affitto della testata rischiano, vista anche l’esiguità del tempo a disposizione, di avere come unico effetto la sospensione sine die delle pubblicazioni del quotidiano».

Per il sindacato, si tratterebbe di «un epilogo tragico sotto il profilo occupazionale, che priverebbe l’informazione meridionale di uno storico e autorevole pilastro. In questa fase drammatica tutti devono dimostrare senso di responsabilità. A cominciare dai curatori di Edisud spa e Mediterrenea spa, chiamati a porre le basi per assicurare alla Gazzetta del Mezzogiorno un futuro degno della sua storia e ai lavoratori certezze e garanzie occupazionali. È necessario che tutti si mobilitino».